2011/12/30

(won't you) take my crown...


beeindruckendes teil. ein stück lebensgefühl, mit einer souveränität in den äther gemeiselt, als wäre ein alter meister am werk. archy marshall schüttelt aus dem ärmel, was anderen ein leben lang nicht gelingt. muss er dafür überhaupt genau hinsehen?
hehe... natürlich muss er genau hinsehen. oder lange genau hingeschaut haben. was ist 'talent' wenn nicht das zusammentreffen der sensiblen beobachtungsgabe eines künstlers mit dem urteil eines klugscheißers, dem man (warum auch immer) die autorität zugesteht, dieses etikett 'korrekt' verleihen zu können? wie dem auch sei...
hin und wieder wechselt marshall den namen, unter dem er veröffentlicht: sein scheinbar unbegrenztes vertrauen in das eigene können verrät sein alter wie es ansonsten nur seine langen knochigen finger tun oder seine schlacksige gestalt.

un pezzo impressionante, no? un sentimento, afferrato con la superioritá di un vecchio maestro. di quando in quando archy marshall cambia il suo nome d'arte come se volesse evitare di costruire sulla sua fama (fra l'altro giovane per costrizione) invece che sulla sua musica: forse la autostima enorme di marshall rivela la sua etá meglio di quanto lo fanno le sue dita scarne o la sua figura un po' goffa. sicuramente non la si indovinerebbe da quello che crea.

2011/12/22

sembrava che il mare lo cullasse...






enrique villegas - porgy and bess. lado a (1986) [auf download klicken und dann auf playzeichen, falls er nicht mag...]


'quella notte, nel bel mezzo della burrasca, con quell'aria da signore in vacanza, mi trovò là, perso in un corridoio qualunque, con la faccia di un morto, mi guardò, sorrise, e mi disse: "vieni".

ora, se uno che su una nave suona la tromba incontra nel bel mezzo di una burrasca uno che gli dice "vieni", quello che suona la tromba può fare una sola cosa: andare. gli andai dietro. camminava, lui. io... era un po' diverso, non avevo quella compostezza, ma comunque... arrivammo nella sala da ballo, e poi rimbalzando di qua e di là, io ovviamente, perché lui sembrava avesse i binari sotto i piedi, arrivammo vicino al pianoforte. non c'era nessuno in giro. quasi buio, solo qualche lucina, qua e là. novecento mi indicò le zampe del pianoforte.

"togli i fermi," disse. la nave ballava che era un piacere, facevi fatica a stare in piedi, era una cosa senza senso sbloccare quelle rotelle.

"se ti fidi di me, toglili."

questo è matto, pensai. e li tolsi.

"e adesso vieni a sederti qua," mi disse allora novecento.

non lo capivo dove voleva arrivare, proprio non lo capivo. stavo lì a tenere fermo quel pianoforte che incominciava a scivolare come un enorme sapone nero... era una situazione di merda, giuro, dentro alla burrasca fino al collo e in più quel matto, seduto sul suo seggiolino - un altro bel sapone e le mani sulla tastiera, ferme.

"se non sali adesso, non sali più," disse il matto sorridendo. (sale su un marchingegno, una cosa a metà tra un'altalena e un trapezio) "okay. mandiamo tutto in merda, okay? tanto cosa c'è da perdere ci salgo, d'accordo, ecco, sul tuo stupido seggiolino, ci son salito, e adesso?"

"e adesso, non aver paura."

e si mise a suonare.

[...]

ora, nessuno è costretto a crederlo, e io, a essere precisi, non ci crederei mai se me lo raccontassero, ma la verità dei fatti è che quel pianoforte incominciò a scivolare, sul legno della sala da ballo, e noi dietro a lui, con Novecento che suonava, e non staccava lo sguardo dai tasti, sembrava altrove, e il piano seguiva le onde e andava e tornava, e si girava su se stesso, puntava diritto verso la vetrata, e quando era arrivato a un pelo si fermava e scivolava dolcemente indietro, dico, sembrava che il mare lo cullasse, e cullasse noi, e io non ci capivo un accidente, e novecento suonava, non smetteva un attimo, ed era chiaro, non suonava semplicemente, lui lo guidava, quel pianoforte, capito?, coi tasti, con le note, non so, lui lo guidava dove voleva, era assurdo ma era così. e mentre volteggiavamo tra i tavoli, sfiorando lampadari e poltrone, io capii che in quel momento, quel che stavamo facendo, quel che davvero stavamo facendo, era danzare con l'oceano, noi e lui, ballerini pazzi, e perfetti, stretti in un torbido valzer, sul dorato parquet della notte. Oh yes.'

alessandro baricco, novecento (1994).




alessandro baricco muss sich im namen getäuscht haben. der pianist, der irgendwann in den 40ern mitsamt dem kreuzer, der sein leben lang seine einzige heimat gewesen war, unterging, war wohl nicht jener novecento, der bariccos buch seinen titel gegeben hat. das porgy and bess-tape von enrique villegas jedenfalls klingt, als ob es ein halbes jahrhundert am meeresgrund geschlafen hätte, als ob jeder ton erst die immensen wassermassen durchdringen müsste, um ans tageslicht zu gelangen. unser verwöhntes ohr braucht ein paar minuten, um sich an die schäden zu gewöhnen, die wellen und wirbel an noten und akkorden anrichten.
wenn villegas spielt, gibt er den festen boden unter seinen füßen auf. da ist keine verlässliche basslinie, an der er sich festhält, während er gershwins melodien herbeizaubert wie niemand vor ihm. nur eine einzelne stimme, die eine geschichte zu erzählen hat. und in dieser geschichte aufgeht wie ein raffinierter geschichtenerzähler, sich verliert in ihr - wie novecento mitten im sturm. oh yes.

image: 1

2011/12/15

a ladder up to her mouth...





kann man mit klängen malen, mit geräuschen? eine stimme wie einen pinsel tief in farbe tauchen, sie durch die pechschwarze leere führen und wunderliche formen in den raum hängen, die für die wenigen sekunden ihres lebens kräftig aufleuchten, bis sie wieder ins nichts verschwinden? den dunklen donner wie regentropfen auf stillem wasser langsam stück für stück in die mitternacht tupfen? kann man die schwärze mit zwei handvoll tönen färben, wie es sonst nur kirschene lippen können (wenn sie es denn wollen)?


si puó dipingere con i suoni, con i rumori? colorare l'aria con le labbra? si puó immergere la voce profondamente nel colore come se fosse un pennello, condurrlo attraverso il vuoto, nero come la pece, ad appendere nello spazio forme miracolose che per i pochi secondi della loro vita emettono una luce chiara prima di sparire di nuovo nel nulla? toccare la notte con i tuoni cupi sulla punta delle dita nello stesso modo come le gocce della pioggia penetrano l'acqua calma... una ad una?



active child - way too fast (2011)

famille lela de permet - n'pensheremne e zotrise sate (1991)

stateless - i shall not complain (2011)

a filetta/paolo fresu/daniele di bonaventura - liberata (2011)

björk - mouth's cradle (2004)


images: noil klune

2011/12/11

she pulls your eyes out with a face like a magnet...



watching the detectives. costello's finest, würd ich sagen. schnaubend, stampfend wie eine dampflok im maßanzug. schweißperlen folgen ruckartig dem diktat der schwerkraft, die falten eines selbstsicheren lächelns nachzeichnend. eine lässige handbewegung kippt in ein nervöses zittern, um sich gleich darauf wieder zu fangen. aufgerissene augen, angestrengter blick. und wieder dieses lächeln.
ein zappeliger, junger mann im engen nadelstreifenanzug verfolgt gebannt das stakkato der ereignisse, die seine fiebrige fantasie hervorbringt. in pathetischen gesten beschwört er die abgründe der figuren an seinen fäden. costello balanciert gekonnt. den dampfkessel unter seinen lackschuhen. er wird nicht fallen. he never does.


elvis costello - watching the detectives (live 1983)


das ungetüm von text ist widerspenstig aber charmant. etwas für alle, die schon in der schule gerne gedichte interpretiert haben oder sich vielleicht aufgrund irgendeiner seltenen neurologischen pathologie grundsätzlich gerne den kopf zermartern.

wir sind jedenfalls nicht die einzigen.
eine kostprobe gefällig?


'A few people here have completely missed the content. That's OK, it means the song is well written. This is a song about sexual frustration in the blues/rock tradition with film noir (actually just a cop show, it's the music that sounds film noir) as the metaphor.
The very opening of the song:
"Nice girls, not one with a defect
Cellophane shrink-wrapped, so correct"
Describes looking at a magazine and beoming aroused. The girls are perfect, the magazine comes shrink-wrapped. He's a red dog but she's distracted.
3rd verse is a mind-racing orgasm sequence blending his thoughts with the television.
At first it's his orgasm but she's eventually glad she stayed....
It's a brilliant look into stream-of-conciousness of an otherwise inane event: sex with the TV on.'


__

'angry wife kills cheating hubby's young (underage?) mistress. frames hubby for the murder. the cops interrogate him till he bleeds (heh-heh) and the wife is the only one who knows where the body is. He cries and cries, because he has no idea, but she thinks it's just desserts.
the detectives coming to check if this victim's description matches another missing persons case, the parents' lost little girl.

the wife is watching all of this, and is lauging to herself, because its just like the detective shows on TV, where she learned how not to get caught. It only took her little fingers to put her cheating husband out of her life forever, and get the ultimate revenge. Probably a divorce and all his stuff.


So..wot ya think?'


__


'I think this song is about how some girls find violence sexy...'



oder lieber eine interpretation in bildern zur albumversion von 1977?

image: 1

2011/12/03

sadder and sadder still...


instinktives posting. wüsste keinen text dazu. bin gerade durch die stadt gefahren. diesen song im kopf.
müde.


bat for lashes - sad eyes (2006)


image: richard learoyd - presences (2007)

2011/11/28

aah, sugarland...



...coz most of the time this world ain't really funny.
so. at least give it some fitting clothes. some sound, some rhythm.
and a mighty black wind to be able to move with it.
to make you feel at home.

2011/11/20

goin' down...






stephen mallon, next stop atlantic, 2008.



ein paar meilen vor new york werden jährlich tonnenschwere schatten menschlicher zivilisation im meer versenkt. zwei wochen lang werden die ausrangierten straßenbahnwaggons auf containerschiffe geladen. waggone, die abertausend gespräche mitgehört haben, millionen von unausgesprochenen gedanken gespürt, unzählige fragmente von lebensgeschichten registriert, die die dauer einer fahrt in der straßenbahn aus dem zusammenhang ihrer biographien gehoben hat. dann, draußen auf hoher see, vom schiff gekippt, schlagen die stummen ungetüme laut auf dem wasser auf und sinken langsam auf den meeresgrund. dort sollen sie irgendwann eine neue welt beherbergen. bewohnt von korallen und krebsen, von wendigen schwärmen silbrig glänzender pfeile und tapsigem getier mit langen fühlern. um wieder stumme zeugen zu sein. erfüllt von wummrigem hall und trägem licht. den bauch voller leben. ein weiteres mal.


alcune miglia davanti a new york anno per anno delle gravose ombre della civilizzazione umana vengono affondate nel mare. servono due settimane per caricare i vagoni della metropolitana sulle navi. vagoni che hanno ascoltato migliaia di conversazioni, milioni di pensieri muti, hanno registrato frammenti biografici senza numero, levati dal loro contesto per la durata di una corsa. spinti dalla nave di trasporto  sbattono con rumore sull'acqua per poi affondare lentamente. sul fondo marino col tempo alloggeranno un nuovo mondo. abitato da coralli e gamberi, da vispi banchi di frecce splendenti e da bestie impacciate con antenne lunghissime. circondati da echi cupi e luci inerti. allora saranno di nuovo testimoni muti, con le pance piene di vita.



los lobos - jupiter or the moon (2010)


corin tucker band - 1,000 years (2010)


fugazi - recap modotti (1998)


sonic youth - do you believe in rapture? (2006)




ich hoffe der lobos-track ist nicht zu klar und warm für diese leicht unterkühlte liste. ich stelle mir vor, wie sein souliger sound dem sonnigen tageslicht gleich die wasseroberfläche durchbricht, wie er langsam abtaucht und sich in der tiefe zwischen unbestimmten geräuschen und gebrochen schwarzer leere zusehends verliert. auch der sonic youth-song zum schluss ist eigen. wie eingegraben im schlamm des meeresgrundes, der sofort begonnen hat, den boden der waggone zu fluten. unmerklich, aber geduldig. hie und da momente der klarheit: das überraschende gewahrwerden der eigenen situation - verwunderung, angst, unruhe. die suche nach einer neuen bestimmung.



images: stephen mallon

2011/11/14

i need this. to get by...















schlüpfe also täglich in meine besten jeans und warte stundenlang im merkur herum. ganz hinten, zwischen kaffee und zucker.
aw, come on, alice! you know
we'd be quite a pair...












alice & the enemies - touching boys in supermarkets

mehr liederliches und lasterhaftes von alice und ihren stilsicheren feinden ('named after the premise that friends are just people you haven't worked out how to hate yet') gibt's hier. leider nur als mp3-dl bei i-tunes.
und wieder mal meine lieblingsgrafik zum thema. coz information is beautiful...

2011/11/05

shake it...


meine leute einladen. schwarzes loch für herumliegende kleider finden. möbel an den wänden hochstapeln. topfpflanzen-rescue-plan. bier holen. nüsschen ernten. musik.
vorfreude!


the eagles of death metal - cherry cola (2007)

the memorials - let's party (2011)

be your own pet - bycicle race (2006)

theophilus london - oops (2010)

kenna - chains (2011)

ahu - to: love. (2010)




images: aus dem video zum superben almost crimes von broken social scene

.

2011/11/04

there's a bright sun shinin'...



touché!
zurücklehnen, tief einatmen. smile...


taj mahal - dhow countries (2005)


danke firrn foto, tom. lai, wer isch epper der beneidnswert elegante, junge monn am schtrond? hm...

2011/10/30

i'm from the city that never sleeps...




...so you know i stay up.


kantige reime und ein bezauberndes lächeln verpackt in himmelblauer strickware. eine tricoteuse tänzelt über die göttliche bassline und bepflastert die straßen von tampa, florida, stolz mit unwiderstehlichen beats. meter für meter.
and you never see me bow or bend / shining ever since the day i found the pen. yeah...


mehr de la creme bei frl. dynasty und dj premier.


rime fiere e un sorriso incantevole impacchettati in lana azzurra. una tricoteuse balla sopra questa bassline divina e lastrica le strade di tampa, florida con dei beat irresistibili.
and you never see me bow or bend / shining ever since the day i found the pen. yeah...

2011/10/20

oranien-str., hier lebt der koran. da hinten fängt die mauer an...



ideal - berlin (1980)


musik, die mich in den letzen tagen durch die stadt peitscht. über asphaltfleckenteppiche und frosterstarrte straßen, zwischen nervöse autoreihen hindurch. den sekundenzeiger beständig im nacken, berlin neunzehnachtzig im kopf. kalter fahrtwind. vergrabe ein schmunzeln im jackenkragen.


am ende des tages hypnotischer voodoo, ruhig aber bissig. bringt mich im dunkeln wieder nach hause. beseelt die leeren gassen und legt flammen in der schlafenden stadt...

ideal - feuerzeug (1981)

ideal - spion (1981)



images: 1, 2, 3.

2011/10/12

you'll run into trouble, for sure...

ruth orkin - american girl in italy (1951)




besonders aus der distanz betrachtet nimmt sich menschliches leben recht seltsam aus. da sich hierin das italien der frühen 50er nicht allzu sehr von unser aller gegenwart unterscheiden dürfte, wir alle uns aber recht abstrampeln, den einleitend angesprochenen sachverhalt zu übersehen, sorgen wir erst recht dafür, dass uns eine gewisse grundtendenz zur absurdität erhalten bleibt.
deshalb ist es nicht schlecht, irgendwann seine eigenen vorstellungen davon, worum's denn eigentlich geht, beieinander zu haben. auf ihnen sitzt man dann bequem wie auf einer orangen boje im meer. die füße im wasser baumelnd, die anderen menschen unauffällig aus dem augenwinkel beobachtend, wie sie wiederum mit bemühter eleganz auf ihren bojen balancieren. weit aufgerissene augen hinter dicken, schwarzen sonnenbrillen.
etwas musik dazu?

if this is your way, i don't want to know.
there's only so far i can go.
i won't go no further - not for you or anyone.
i have my own ideas of what should be done.
what should be done...


soprattutto vista da lontano la vita umana sembra una cosa piuttosto strana. in questo il nostro presente non si dovrebbe discostare di molto dall'italia del '51. siccome peró tutti ci impegnamo tanto a non vedere questo fatto, produciamo e nutriamo una certa tendenza verso l'assurdo.
ovviamente non sarebbe male avere, prima o poi, delle idee proprie su cosa ci facciamo qui e cosa potrebbe essere fatto. su di esse poi staresti comodo come su una boa arancione al mare. con i piedi che dondolano sott'acqua e guardando (con discrezione!) gli altri con la coda dell'occhio. occhi sbarrati dietro scuri occhiali da sole.


uriah heep - what should be done (1971)

zz top - old man (1970)


image: ruth orkin

2011/10/07

and the sky was made of amethyst...

zwei nächte hintereinander  wach gelegen, ohne decke und ohne t-shirt. zu warm. erst gestern endlich kühlender regen.
was tun? anlage einschalten. das surren des laufwerks, wenn es startet. ein einziger takt färbt die decke über mir violett ein. grau geschattete wolken fliehen über die gemauerte leinwand.
abwechselnd unzähmbare ungeduld, dann wieder abgeklärte ruhe. und über allem ein schmutziges lächeln. unsere einfach gestrickte welt wird courtney love wohl nur als frau eines berühmten mannes erinnern. als sie 1994 das brillante album 'live through this' veröffentlicht, heißt es, die songs müssen wohl von cobain stammen. wie mühsam.
besser die augen wieder zumachen. weiterschlafen. wenn die musik aus ist.


non riesco a dormire. é per il caldo? o solo un capriccio?
accendo la musica e con una sola battuta il soffitto si colora di un viola profondo. nuvole grigie si danno la caccia sulla tela sopra di me.
sono l'opera di una signora che il nostro mondo un po' indolente ricorderá solo come la moglie di un uomo famoso. quando courtney love pubblica il brillante 'live through this' nel 94 non pochi suggeriscono persino che dev'esser stato lui, kurt cobain, ad aver scritto le canzoni.
come fai a non levare gli occhi al cielo.


hole - violet (1994)

hole - doll parts (1994)

hole - asking for it (1994)

2011/10/03

we'd like to keep it a secret...



...und über allen gipfeln ist ruh'
bin entzückt.


'sopra ogni vetta é quiete.'
lo dice giá goethe.
(mamma mia, quasi fa la rima!)

2011/09/27

there is no terror in my heart...


josef koudelka, prag '68.


weiß nicht genau, was mit dieser song list passiert ist. musik, die die zeit still stehen lässt, sich den raum untertan macht. zusammengetragen als mögliche antworten auf josef koudelkas portrait eines alarmierend menschenleeren prag. august 1968. sowjetische panzer haben soeben den prager frühling unter ihren rädern erstickt.
irgendwann muss diese liste meiner kontrolle entglitten sein, woraufhin ich sie wohl in jener ecke abgestellt habe, aus der ich sie gerade hervorgekramt habe. hiermit werde ich sie wieder los. macht damit, was ihr wollt.
bitteschön.

beh, fateci cosa volete. io questa lista non la tocco piú. l'ho appena ritrovata insieme a questa foto di josef koudelka, che doveva accompagnare. musica che ferma il tempo e domina lo spazio. in concorrenza a volte con la visione analitica di koudelka.
deve essermi sfuggita di mano tanto tempo fa cosicché alla fine la ho deposta in un angolo. adesso me ne sbarazzo di nuovo.
a voi, cari lettori.



peter gabriel - my head sounds like that (2002)

the cure - us or them (2004)

a perfect circle - rose (2000)

consorzio suonatori indipendenti - esco (1996)

aldo ciccolini - gnossienne (erik satie) (1966-71)


image: 1

2011/09/20

monk's dream IV - swing some more...



meine meterdicke monk-biographie setzt seit monaten staub an. das freut den staub. trotzdem: zeit sie wieder mal aufzuschlagen. die notizen oben stammen aus der feder des saxophonisten steve lacy, der in den 60ern mit theolonious monk spielte. die diktion verrät ihren monkianischen ursprung. einsilbig und unverkennbar wie dessen klavierlinien. ob in seinen solos oder in den begleitparts hinter seinen musikern: klapprig holpern noten und gespreizte akkorde hintereinander her und sind doch nicht zu fassen. dazu arrangements so honigsüß, dass man butterbrote damit bestreichen könnte.


'his favourite spot for thinking and talking about music was the basement at minton's, a small, diamond-shaped room with low ceilings, whicht teddy hill eventually turned into a separate after-hours club. monk used the space to practice with other young musicians and rehearse various bands he tried to put together. it was here that he, dizzy gillespie, kenny clarke, and others worked out chord substitutions, alternative voicings, and harmonic devices that could "modernize" swing music. in particular, monk preferred descending chromatic chord progressions and dissonant, "open-voiced" chords made up of just the root and the seventh or ninth degree of the scale. his chords often elicited chuckles from the audience, but monk didn't mind. he later remarked, "anything that's very good will make you laugh in admiration, so it must be humor to make you laugh - or maybe it makes you laugh in surprise because it knocks you out."

'monk's distinct sound was a product of unceasing discipline, practice, and hard work. achieving the harmonic and rhythmic language recognized as monk's did not come easy to him - playing "straight" was easier than playing "monk".'

'bebop's detractors, monk argued, "don't  understand the music and in most cases never heard it. "weird" means something you never heard before. it's weird until people get around to it. then it ceases to be weird."

'bassist ray brown complained that monk never really "comped" properly behind [dizzy gillespie's] band, choosing to do his own thing. sometimes he sat at the piano motionless and did nothing until he felt the time was right: "most piano players in most big bands sit down and they play with the band, you know. but monk would just sit there like this. and all of a sudden there'd be a pause from all the trumpets and everything, and monk would go 'plink!' like that. and everybody would go 'yeah!'"
robin d. g. kelley, thelonious monk. the life and times of an american original, ny 2009.



thelonious monk - in walked bud (1947)

thelonious monk - 'round midnight (1947)

thelonious monk - piano
george taitt - trumpet
sahib shihab - alto saxophone
bob paige - bass
art blakey - drums

2011/09/13

as above and so below, my friend...






devin townsend - away (2003)

stina nordenstam - purple rain (1998)

devin townsend - deadhead (2003)


un continuo gorgogliare dell'acqua mentre risale e sovrasta i tuoi pensieri. se peró alzi la testa per un momento e ti guardi intorno te ne accorgerai forse, che questo scivolare é la vita stessa. la forza della gravitá ti trascina tra i flutti e cerchi di guadagnare il controllo dei tuoi movimenti e assumere una determinata postura. dovresti aprire gli occhi... o forse no? piegarti? tendere la mano?
tomohide ikeya per le sue immagini usa attori di una forma tradizionale del teatro di ballo giapponese. la resistenza inaffidabile dell'acqua non la si puó controllare. i soggetti perció devono avere un'estremo autocontrollo per mantenere la posizione ambita. la spinta di archimede limita la loro volontá nel movimento. la mancanza d'aria turba la concentrazione. le cose fondamentali ti appaiono quando le perdi, dice ikeya.


seitdem du eingetaucht bist ein stetes rauschen, während das wasser an dir hochgleitet - ohne mühe deine gedanken übertönend. wenn du aber für einen moment den kopf hebst und um dich schaust, wirst du vielleicht sehen, dieses fallen ist nichts anderes als dein leben selbst. die schwerkraft zieht dich langsam durch die fluten und du versuchst, die kontrolle zu gewinnen über deine bewegungen, eine haltung zu finden, die du selbst bestimmst. du solltest die augen öffnen ... oder besser doch nicht? deine hand ausstrecken? deine arme?
tomohide ikeya benützt für seine bilder schauspieler einer traditionellen form des japanischen tanztheaters. die modelle benötigen eine außerordentliche körperbeherrschung, um die angestrebten gesten halten zu können. der unverlässliche widerstand des wassers ist nicht zu kontrollieren. der begrenzte atem setzt ihrer freiheit enge grenzen. das elementarste zeigt sich, während man es verliert, meint ikeya. im wasser ohne zweifel. außerhalb kann es auch länger dauern.

grazie per l'aiuto, sca...

images: tomohide ikeya, 'breath' (2009).

2011/09/09

and if a double-decker bus crashes into us...



...to die by your side / is such a heavenly way to die

take me out, tonight / take me anywhere, i don't care / i don't care, i don't care

driving in your car / i never never want to go home / because i haven't got one, anymore



dum dum girls - there is a light that never goes out (2011)

soundtrack für eine flucht. im original aus den wundervollen 80ern. the smiths. hier tief in den lärm und die kraft jenes doppeldeckerbusses getaucht, der schon durch die zeilen des originals geisterte. 4 minuten und 16 sekunden lang schleift das demolierte gefährt seinen kotflügel über den asphalt. die felge eines pkws kreiselt nahe dem gehsteig. über dem rauch und der zerstörung ein song wie ein kohlekraftwerk. eine souveräne frauenstimme, dunkle strähnen tief in der stirn, sonnenbrillen um mitternacht. das finden wir gut, das unterstützen wir.

image: 1

2011/08/29

passing sleeping cities, fading by degrees...


musik für fernfahrerinnen. wie kühlwasser für die gleichförmig schwere bewegung auf dem dünnen, in der hitze flimmernden asphaltstreifen zwischen der blassblauen fläche oben und der staubgelben unten. die rechte hand am lenkrad, der handrücken der anderen immer wieder an der stirn, während die unterseite der oberschenkel sich mit bewundernswertem eifer und verlässlichkeit an den lederbezug des sitzes heftet. allzu mühsam, wären da nicht kiko und sein traumtanz im lavendelkühlen mondlicht.
in der nacht immer noch derselbe asphalt, das nervöse flimmern drei gelber streifen im lichtkegel des wagens. nur der horizont ist im dunkel verschwunden, im straßengewirr in stadtnähe. telegraphenstangen rasen in regelmäßigem rhythmus am truck vorbei. gleichgültige lichter, gereizte augen. fahrtenschreiber und termindruck pochen im hinterkopf. late night boogie in der magengegend, tom petty im radio.

danke, sca für die idee. einen lieben gruß an meine lieblingslastwagenfahrerin, die ein kaputter fuß gerade an ein viel zu kleines stückchen stadt kettet.

los lobos - kiko and the lavender moon (1992)

tom petty - saving grace (2006)


céline bonacina trio - course pour suite (2010)

los lobos - 27 spanishes (2011)

jean-luc ponty - renaissance (1975)


musica per camioniste. come acqua di raffreddamento per il movimento pesante e regolare sull'asfalto tremolante dal caldo compreso dalla superficie pallida azzurra sopra e quella gialla e polverosa ai suoi lati. la mano destra sul volante, il dorso dell'altra mano continuamente sulla fronte. la pelle delle coscie s'accinge a fissarsi sul rivestimento di cuoio del sedile. sembra che ci metta tutta la sua energia. per fortuna che c'é kiko col suo ballo sonnambulo sotto la frescura di una luna di lavanda.
ore dopo l'asfalto si é raffreddato. tre linee gialle ci ballano sopra nei due coni luminosi del camion. nella vicinanza della prossima cittá l'orizzonte scompare in un groviglio buio di strade. pali telegrafici sfrecciano in un ritmo regolare e persistente. luci anonime, occhi irritati. la scatola nera e il libro delle ordinazioni si fanno spazio nella mente della conducente. sará una notte lunga. col late night boogie nell'epigastrio e tom petty nella radio.



kiko and the lavender moon
out dancing making faces at
a big black cat
and then he flies
up to the wall
stands on one foot
doesn't even fall

and it’s hard to say
who you are these days
but you run on anyway
don’t you baby?


image: 1, 2.

2011/08/21

well here i come, baby, and here i go...


kiss - boomerang (1989)


now, catch this train...
hell yeah!!!



image: 1

2011/08/18

i married a boxer to keep me from fighting...





sembra quasi un dialogo. due anime con la stessa ambizione di capire. da una parte aëla labbé, che arrangia i personaggi davanti alla sua lente come i pezzi sulla scacchiera. racconta le loro storie, le loro relazioni.
dall'altra parte la musica di kristin hersh sembra volerle rispondere. aspira alla stessa chiarezza, alla stessa franchezza. analizza quello che ha davanti a se e lo riduce ai suoi elementi piú basali. melodie di chitarra e di canto di una freddezza impenetrabile, un ritmo che a volte sembra spiazzato, isolato. con cura tutte le traccie sono presentate una vicino all'altra come se non avesse nessuna importanza se il risultato complessivo potesse ancora essere considerato 'bello'. le sembra bastare che sia vero.


fast hört man zwei seelen zueinander sprechen. jene von aëla labbé, die diese bilder arrangiert hat - menschen, aufgestellt wie die figuren auf einem schachbrett. ihre beziehung zueinander im mittelpunkt, ihre geschichte, ihr begehren und ihr ernst.
und jene von kristin hersh. ihre musik strebt nach derselben klarheit. will das, was ist, auf seine grundlegendsten elemente reduzieren, um zu verstehen. melodien von einer seltsamen kühle. die gitarrenlinie und und jene der stimme, der stockende rhythmus, alles mit sorgfalt nebeneinandergelegt wie die wollfäden eines pullovers, den man täglich getragen hat, jetzt aber auflöst, faden für faden, um zu sehen, wie er gemacht ist. fast so als ob es keine bedeutung hätte, ob das, was sie findet und vor sich ausbreitet, noch 'schön' ist. solange es nur wahr ist.




kristin hersh - hips and makers (1994)

kristin hersh - your ghost (1994)



images: aëla labbé

2011/08/15

the glorious land...



in england brennen die straßen. jedes land erleidet die krise auf seine weise. auf der insel schlägt man vor, den 'randalierern' per sondergesetz ihre sozialwohnungen abzunehmen. in spanien haben jene, die die flexibilisierung des arbeitsrechts schutzlos zurückgelassen hat, wieder die plätze verlassen, die sie für wochen besetzt hielten, um zu protestieren, zu diskutieren. in den vereinigten staaten triumphiert der gedanke, die krise zu überwinden, indem man den steuerstaat überwindet - mitsamt seiner sozialen sicherungssysteme und seiner leistungen für die gesellschaft. in italien - und nicht nur dort - wird über jahre hinweg das geld für investitionen im sozialwesen fehlen, in bildung und familienförderung, forschung und wirtschaftsplanung. ich wünschte, wir würden nicht so schnell vergessen, woher diese krise gekommen ist, wer sie ausgelöst hat. es waren nicht die plünderer in tottenham, nicht die 'immigranten' überall, die jetzt arbeitslosengeld beziehen, anstatt weiter für hungerlöhne zu arbeiten, oder aber auf der straße sitzen, nachdem sie unsere wirtschaft ohne jede form von sicherheit und legalität am laufen hielten. man vergisst leicht, nachdem einige jahre still verstrichen sind. im schatten von schlagzeilen, die einander ablösen und von ständig wechselnden attributen, die das wörtchen 'krise' erklären wollen (von der finanz- und bankenkrise zur wirtschaftskrise, schuldenkrise, eurokrise...). wir geben zu leicht, ohne es zu bemerken, unser gedächtnis auf und unsere aufmerksamkeit. unsere aufmerksamkeit va. dafür, welche maßnahmen unsere gesellschaften weiter zwischen neid und angst, zwischen den interessen einzelner gesellschaftsschichten und den bedürfnissen der benachteiligten aufreiben werden, welche hingegen nicht.


how is our glorious country ploughed?
not by iron ploughs.
our lands is ploughed by tanks and feet.
feet marching.

oh, america
oh, england

how is our glorious country sown?
not with wheat and corn.
how is our glorious land bestowed?
not with wheat and corn.

what is the glorious fruit of our land?
its fruit is deformed children.
what is the glorious fruit of our land?
its fruit is orphaned children.


jay kast, 24, a youth worker from east ham who has witnessed rioting across london over the last three nights, said he was concerned that black community leaders were wrongly identifying a problem "within".
"i've seen turkish boys, i've seen asian boys, i've seen grown white men," he said. "they're all out there taking part." he recognised an element of opportunism in the mass looting but said an underlying cause was that many young people felt "trapped in the system". in some senses the rioting has been unifying a cross-section of deprived young men who identify with each other, he added. "they're disconnected from the community and they just don't care." guardian, 9.8.11.

2011/08/04

the subtle flavour in the air...





manchmal ist es fast ein hauch von glück, den peter gabriel hier klavier und gitarre über die dumpfeste zerstörung legen lässt. über die schleichende verwüstung der gefühle, welche angst anzurichten vermag.
die beichte einer gemarterten seele in liedform. ihre peinigerin leicht und unscheinbar wie ein herbstduft. ringsum unbeeindruckt wiesen und felder, in die abendsonne getaucht. eine traurige miniatur. bezaubernd.


peter gabriel - mother of violence (1978)


ha un profumo sottile la paura. come polverizzato dal sole dolce della sera quando pervade un'anima e le turba i sensi. la natura intorno che rimane indifferente. un ritratto sconvolgentemente soave.


walking the street with her naked feet
so full of rhythm but I can't find the beat
snapping her heels clicking her toes
everybody knows just where she goes

fear, fear - she's the mother of violence
making me tense to watch the way she breed
fear, she's the mother of violence
you know self-defense is all you need
it's getting hard to breathe
it's getting so hard to believe
to believe in anything at all

mouth all dry eyes blood shot
data stored in microdot
kicking the cloud with my moccasin shoes
tv dinner, tv news

fear, fear -- she's the mother of violence
don't make any sense to watch the way she breed
fear, she's the mother of violence
making me tense to watch the way she feed
the only way you know she's there
Is the subtle flavour in the air
getting hard to breathe
hard to believe in anything at all
but fear

pictures: kenji toma

2011/07/28

what you perceived as life...

...is no more than a chore.


'chore', noun, {/tʃɔːr /}, a job or piece of work which is often boring or unpleasant but needs to be done regularly [Cambridge Dictionaries Online]


prepare yourself to be irritated.
what else could you hope for in the end?


2011/07/17

jazz for jazz haters III - yesterday you said tomorrow...



tastende gitarrenklänge, ein nervös suchendes schlagzeug. bis zwei schwere klavierakkorde einen neuen raum öffnen. dunkles licht, fester boden. christian scott hebt die trompete, schließt die augen. legt seine gedanken dar, konzentriert und klar. unruhe und zorn, beständig zu einem souveränen ton gebändigt.
eine stolze musik. und eine form politisch aufmerksamer sinnlichkeit. scott kontextualisiert seine musik durch songtitel wie the american't (obamas 'yes, we can' in zeiten von staatsabbau und hyperindividualisierung), k.k.p.d. (ku klux police department) oder angola la, and the 13th amendment (eine anspielung auf die ökonomie der legalisierten ausbeutung in den amerikanischen gefängnissen, die nach wie vor von schwarzen und latinos gefüllt werden).

the eraser poi ci costruisce un contrappunto. personale, quasi una miniatura. dolce confidenza, libertá audace. un paradosso.
il nervosismo cede un po'. per quanto puó.


christian scott - k.k.p.d. (2010)


christian scott - the eraser (2010, thom yorke / radiohead cover)




christian scott - trumpet
milton fletcher, jr. - piano
kris funn - bass
matt stevens - guitar
jamire williams - drums

.




I



.

2011/07/02

little d sublime...



th  i   r    s     t      .       .            .


schwer, nicht zu fallen für jeden einzelnen laut aus diesem mund, für jede bewegung in der hitze, jeden tropfen, der hier der schwerkraft entrinnt. als wäre, was man sieht, nicht in wahrheit ein klagen, ein angstgetriebenes ringen und fiebriger schweiß.
schönheit ist ein kaltes gift.


é difficile resistere ad ogni singolo suono che esce da questa bocca, ad ogni movimento nel calore, ad ogni goccia che perde i sensi in questo delirio. come se ció che vedi non fossero in veritá dei lamenti, fatiche dettate dalla paura e sudore freddo.
la bellezza é un veleno silenzioso.

2011/06/28

e fu allora un triste uccidere...

vor einiger zeit hat etwas teile eines textes an den strand meiner erinnerung gespült, den ich vor einigen jahren gelesen habe. ein artikel eines italienischen soziologen über die unzulänglichkeit der these vom kampf der kulturen gezeigt am beispiel des jahrhundertelang befahrenen und umkämpften mittelmeers. die see verstanden als historischer ort, lange zeit realer und wirkmächtiger als die hauptstädte mancher königreiche und fürstentümer, mögen diese uns auch greifbarer scheinen als das meer, das niemandem gehörte. es geht darum, dass nicht die kulturen unvereinbar sind, sondern höchstens die menschen. dass die kulturen die individuen nicht in der hand haben, nicht selten aber die menschen sich die namen und symbole einer kultur oder religion auf ihre flaggen setzen, wenn sie ihre häfen verlassen. und dass sie trotzdem unbekanntes übernehmen, wenn sie es brauchen können, wenn es ihnen gefällt.
alessandro dal lago greift dazu auf ein lied aus fabrizio de andré's 'creuza de ma' zurück, das in der leicht verstaubten archivverwirrung meines kopfes seit jenem unverhofften fund am strand einen rattenschwanz von anderen liedern hinter sich herzieht. mit verschiedenen mitteln erzählen sie allesamt von einem ort, den man als unendlich weiten schmelztigel beschreiben könnte, würde man damit nicht romantische vorstellungen wecken. von harmonischer vermischung nämlich ohne die machtgefälle mitzudenken, von neugierigem austausch ohne die gewalt zu sehen, die identitäre angst, die verachtung des fremden und den gegensatz zwischen siegreichen und besiegten menschen, zwischen ausbeutern und ausgebeuteten, unabhängig davon, ob und wie sich 'die kulturen' mischten. damals wie heute:

'sulle rive del mediterraneo che per secoli é stato uno degli spazi piú trafficati del mondo, le livree culturali e le identitá religiose sono sempre state messe alla prova. conquistatori, soldati, mercenari, avventurieri, pirati, mercanti, esuli, rinnegati, pescatori - persino in epoche in cui fedi e appartenenze erano piú feroci di oggi - finivano per creare mondi culturali ibridi, di cui restano tracce nelle usanze, nei dialetti, nella cucina, oltre in quelle che la storiografia francese di qualche decennio fa avrebbe chiamato mentalitá. se ci si desse la pena di raccogliere romanzi e ballate popolari fioriti sulle rive del mediterraneo dal medioevo in poi, si scoprirebbe facilmente che un loro tratto comune é l'ibridazione. per quanto violenza e guerra siano sovrane in tali testi, e ovviamente giustificate dalla lotta per la fede, é singolare che si concludano spesso in attrazione per il nemico, in promiscuitá e nel loro rinnegamento. [...]
in un poema epico bizantino del XII secolo, l'eroe digenis si batte contro i saraceni sulle coste della siria. un giorno si scontra con una bella musulmana di nome maximó e, risparmiatela, ne diviene amante. poi, si pentirá e tornerá dalla moglie cristiana la quale dovrá convincere della sua fedeltá. ucciderá l'occasionale amante saracena, ma con vergogna*:

mauro pagani - europa minor (1978)

eugenio bennato - che il mediterraneo sia (2002)

fabrizio de andré - jamin-a (1984)

pietra montecorvino (bennato) - ninna nanna (2002)

'seppi peró ingannarla con parole convincenti,
raccontandole dall'inizio lo scontro con maximó
come le avevo ferito la mano destra
e aggiunsi che aveva perduto molto sangue
e per poco moriva
 se non fossi subito balzato da cavallo e le avessi pulito la ferita,
impietosito dalla sua debole natura di donna [...]
a queste parole la fanciulla [la sposa di digenis] restó sollevata,
credendo che il mio racconto fosse sincero.
ma io ripensavo poi alle sue parole
e il cuore mi ribolliva di rabbia furiosa:
balzai subito a cavallo, come per la caccia,
e colsi di sorpresa maximó, la uccisi senza pietá,
l'adultera: e fu allora un triste uccidere.'*

* tratto da: alessandro dal lago, esistono davvero i conflitti fra culture?, il mulino 54 2005. gekürzt und leicht verändert.


images: gregory colbert

2011/06/25

nightcrawlin'...

nonostante tutte le bizarrie. é meglio stare in guardia dal potenziale di assuefazione di questa canzone. sembra che i nani siano cresciuti e abbiano lasciato biancaneve ed il mondo delle favole per immergersi direttamente nelle ore notturne di un sabato estivo destinato a essere presto coperto da quello che succederá ancora in questa notte. e la musica non lascia nessun dubbio: c'é da aspettarsi qualcosa su queste strade...


...was heraus kommt, wenn schneewittchens zwerge die kinderwelt verlassen und erwachsen werden. wenn sie durch die samstagnächtlichen straßen einer kanadischen großstadt ziehen. oder so.
oder ganz was anderes. killer track auf jeden fall. große augen beim ersten, akuteste suchtgefahr spätestens beim zweiten durchgang.


2011/06/18

detour ahead...

village vanguard, new york 1961. kleine runde tische die hinten im langgezogenen raum im dunkel verschwinden. zigarettenrauch zieht sich durch ein rauschen aus konversationen und klimpernden gläsern. auf der bühne beugt sich ein mann im anzug versunken über seinen flügel. fast kann man die worte hören, wie er jedes einzelne von ihnen mit seinen fingern berührt. wie er die silben nachzeichnet oder aber nur scheu andeutet. wie er sie in elegante akkorde hüllt, um ihnen den stachel zu nehmen.



bill evans - detour ahead


Smooth road, clear day
But why am I the only one travelin' this way?
How strange the road to love should be so easy
Can there be a detour ahead?

Wake up, slow down
Before you crash and break your heart, gullable clown
You fool, you're headed in the wrong direction
Can't you see the detour ahead?

The further you travel, the harder to unravel the web
she spins around you
Turn back while there's time, don't you see the danger sign
Soft shoulders surround you

Smooth road, clear night
Oh lucky me that suddenly I saw the light
I'm turning back away from all that sorrow
Smooth road, clear day
No detour ahead


bill evans - piano
scott lafaro - bass
paul motian - drums